M. Bratti*, I. Brunetti, A. Corvasce*, A. Maida*, A. Ricci

 

La pandemia di COVID-19 ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e lavorare, portando a un’adozione diffusa del lavoro da remoto e da casa (WFH, Working From Home), tanto da essere stata definita il più forte shock all’economia dalla II guerra mondiale[1]. Un recente nostro studio “Telework on the rise? Analyzing the pandemic’s impact on teleworkable employment in Italy” ha esaminato l’impatto della pandemia sulla domanda di lavoro per le occupazioni più adatte al telelelavoro in Italia, evidenziando trasformazioni significative nel mercato del lavoro. I risultati di questo lavoro mostrano come le imprese si siano trovare a dover modificare le proprie scelte e preferenze sul mercato del lavoro per reagire allo shock della pandemia. Nel periodo successivo le aziende italiani infatti hanno operato assunzioni propendendo per lavoratori che potessero essere impiegati in lavorazioni con maggior potenziale di essere svolte da casa. Lo studio completo è pubblicato come Working Paper IZA e INAPP dagli autori ed è consultabile online[2].

Lo studio, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), ha utilizzato microdati amministrativi[3] sui flussi occupazionali delle imprese italiane e ha sfruttato la variazione geografica nell’intensità della pandemia per identificare l’effetto del COVID-19 sulla domanda di occupazioni che si prestano al telelavoro. Nella nostra analisi abbiamo considerato l’eccesso di mortalità durante la prima ondata pandemica[4] come misura dell’intensità del COVID-19 nei diversi Sistemi Locali del Lavoro (SLL) italiani. Questa scelta metodologica ha permesso di cogliere le differenze di impatto del virus sulle varie aree geografiche e quindi sulle risposte delle imprese in termini di assunzioni.

I risultati mostrano un significativo aumento delle assunzioni per le occupazioni “telelavorabili” nelle aree più colpite dalla pandemia. Questo aumento è stato particolarmente evidente nei contratti a tempo indeterminato, suggerendo che le aziende stiano investendo in soluzioni di lavoro a lungo termine che prevedono il lavoro da casa. L’analisi ha inoltre rivelato che l’impatto della pandemia sulla domanda di lavoro per le occupazioni più adatte al WFH, è stato eterogeneo per diverse caratteristiche di lavoratori ed imprese. Le donne, che spesso si trovano a dovere bilanciare lavoro e responsabilità familiari, hanno visto una maggiore quota di assunzioni adatte al telelavoro. Anche i giovani, generalmente più inclini ad adottare nuove tecnologie, hanno visto aumentare le opportunità di lavoro WFH. Inoltre, le aziende del settore dei servizi, che sono meno vincolate alla presenza fisica rispetto ai settori manifatturieri, hanno rapidamente adattato le loro pratiche lavorative al nuovo contesto e sono tra quelle che mostrano l’incremento nella quota di assunzioni “telelavorabili” più forte. Tra le imprese poi, sono state quelle più grandi, ovvero con un numero di dipendenti maggiore di 250, a vedere il maggiore incremento di assunzioni “telelavorabili”; a queste si accompagnano con un più intenso incremento, le aziende nel Nord del paese.

Un’ulteriore analisi esplorativa è andata ad indagare il meccanismo dalla parte dell’offerta di lavoro; si è quindi presa in considerazione la soddisfazione per il proprio lavoro grazie alla Rilevazione Continua della Forza Lavoro di ISTAT. L’analisi suggerisce che i maggiori effetti riscontrati sui contratti a tempo indeterminato possono essere in parte spiegati da una crescente preferenza verso il lavoro da casa, associata a questo tipo di contratto, espressa dalla forza lavoro e osservata nei livelli di soddisfazione lavorativa, più alta dopo la pandemia proprio per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato in occupazioni telelavorabili.

Questi risultati evidenziano l’importanza della flessibilità lavorativa e della capacità delle imprese di adattarsi rapidamente a circostanze impreviste. La pandemia ha accelerato una tendenza verso il telelavoro che potrebbe avere effetti duraturi sul mercato del lavoro. Le politiche aziendali e governative dovranno considerare questa nuova normalità, promuovendo soluzioni innovative che supportino il lavoro da casa. Questo cambiamento potrebbe richiedere investimenti in tecnologie digitali e programmi di formazione per preparare la forza lavoro ad un futuro sempre più orientato al telelavoro. Lo studio sottolinea quindi come il lavoro da casa sia diventato una componente cruciale del mercato del lavoro italiano in risposta alla pandemia. Questo cambiamento strutturale offre spunti preziosi per i decisori politici e i manager aziendali nella pianificazione delle strategie future. Investire in tecnologie e modelli di lavoro flessibili potrebbe diventare essenziale per mantenere la competitività e la resilienza in un contesto economico in continua evoluzione. Inoltre, la comprensione delle dinamiche del lavoro “telelavorabile” può aiutare a progettare politiche che riducano le disuguaglianze di genere e generazionali, promuovendo un mercato del lavoro più inclusivo e sostenibile.

 

* Università degli Studi di Milano

† Istituto Nazionale di Analisi delle Politiche Pubbliche

 

[1] Bloom, N. (2023). Golf, rent, and commutes: 7 impacts of working from home. Stanford Report

[2] https://www.iza.org/publications/dp/16906/did-covid-19-permanently-raise-the-demand-for-teleworkable-jobs

[3] Il dataset delle Comunicazioni Obblicatorie (COB) del Ministero del Lavoro

[4] Marzo – Maggio 2020

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