Giovanni Gallo, Università degli studi di Modena e Reggio-Emilia

Claudia Zola, Università degli studi di Milano

 

La pandemia ha modificato le scelte di consumo di beni digitali per le famiglie, ma con significative differenze tra paesi e fasce socioeconomiche della popolazione. È quanto emerge dal nostro studio “Technology access for poor households after pandemic”.

La diffusione della tecnologia e i processi di digitalizzazione, infatti, rappresentando fenomeni rilevanti nelle dinamiche economiche globali non riguardano solo le imprese e le istituzioni, ma influenzano i comportamenti di singoli individui e famiglie, portando con sé significative trasformazioni.

La crisi pandemica ha contribuito ad accelerare la trasformazione digitale, agendo da catalizzatore. Le misure di distanziamento sociale hanno reso la tecnologia digitale un pilastro fondamentale di supporto per le famiglie e le imprese. Si pensi, ad esempio, al forte ricorso al lavoro da remoto o alla didattica a distanza durante i periodi di lockdown.

I governi hanno riconosciuto l’importanza cruciale della tecnologia e hanno investito attivamente in iniziative volte a promuovere l’alfabetizzazione digitale e l’accessibilità, con l’obiettivo di stimolare la crescita economica e ridurre le disuguaglianze. Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per esempio, ha offerto un’opportunità significativa agli Stati membri per compiere progressi nella digitalizzazione e cercare di colmare i divari digitali esistenti. Si pensi che le linee guida dettate dalla Commissione Europea richiedono che almeno il 20% delle risorse sia destinato ad obiettivi digitali.

Tuttavia, persistono disparità tra diversi gruppi socioeconomici, evidenziando un divario digitale che penalizza le fasce più svantaggiate della popolazione. Le famiglie con poche risorse devono affrontare sfide come la povertà digitale, la mancanza di alfabetizzazione e l’esclusione, mettendo in luce la necessità di strategie digitali inclusive.

In questo contesto, ci siamo quindi chiesti se vi sia in atto un processo di convergenza digitale per le famiglie appartenenti a diversi strati socioeconomici e come questo processo sia stato influenzato dalla crisi pandemica del 2020. In sintesi, vogliamo valutare se il Covid ha avuto effetto sulla digitalizzazione delle famiglie – intesa come possesso di un computer o accesso ad una connessione ad Internet – sui diversi strati socioeconomici della popolazione.

A tal fine, abbiamo utilizzato il database dell’Unione europea sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie (EU-SILC) considerando gli anni dal 2013 al 2022, per i quali le informazioni in merito alla digitalizzazione delle famiglie sono disponibili. Il nostro campione, composto da oltre 800 mila famiglie, comprende i nuclei familiari provenienti da sei diversi Paesi europei, rappresentativi dei diversi cluster di digitalizzazione e dei vari sistemi di welfare presenti in Europa. Essi sono Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia.

Le analisi descrittive preliminari, in linea con le aspettative, rivelano una forte relazione tra condizioni economiche e digitalizzazione delle famiglie. In altre parole, i Paesi in cui la quota di famiglie in difficoltà economiche è maggiore sono anche quelli con la minor quota di famiglie digitalizzate, e viceversa.

Quando valutiamo l’impatto della pandemia vediamo che questa ha effettivamente assunto un ruolo di driver di digitalizzazione, che però cambia a seconda della tecnologia considerata. Il Covid ha ridotto dell’1,7% la probabilità delle famiglie di non possedere un computer, ma questo è effetto è pressoché nullo per le famiglie più povere. Allo stesso tempo, troviamo che il Covid ha ridotto la probabilità di non avere accesso ad una connessione Internet di quasi il -7,0%. Tra le persone che vivono in condizioni di disagio economico, questo effetto è ancora più forte ed è pari a -9,8%.

L’analisi è stata replicata anche per i singoli paesi e per decili di reddito familiare. In questo caso riscontriamo che la neutralità del fenomeno relativo al mancato possesso di un computer è guidata dai Paesi Bassi e dalla Svezia, e riguarda le famiglie con un reddito disponibile inferiore alla mediana. La diffusione della connessione ad Internet, più pronunciata per le famiglie in condizioni di disagio economico, è invece guidata dai Paesi meno digitalizzati quali Spagna, Italia e Polonia ed è confermata per le famiglie situate nella parte bassa della distribuzione del reddito.

In sintesi, dal nostro lavoro si evince una generale associazione positiva e significativa tra mancanza di digitalizzazione e disagio economico. Il Covid-19 si conferma come motore di digitalizzazione, ma il suo effetto differisce in base alla condizione economica e alla tecnologia considerata.

Abbiamo ipotizzato che ciò sia dovuto ai differenti bisogni che le due tecnologie portano con sé. Il computer, essendo principalmente legato a bisogni lavorativi, propri di individui altamente qualificati, riguarda famiglie tipicamente non povere. Internet, invece, essendo diventato largamente accessibile sia economicamente che attraverso un’ampia gamma di dispositivi, ha assunto un ruolo centrale nella vita quotidiana. È infatti principalmente legato a bisogni di socialità e intrattenimento, diventati ancora più rilevanti durante il distanziamento sociale recentemente vissuto.

Il processo di convergenza che abbiamo osservato evidenzia come i media digitali stiano diventando sempre più beni di prima necessità. Questa evoluzione impone una riflessione sul loro ruolo sociale. In tal senso, è essenziale agire con politiche mirate a promuovere l’accessibilità, ad offrire una dotazione adeguata di infrastrutture e a favorire l’alfabetizzazione, al fine di rafforzare il processo di convergenza iniziato con la pandemia per ridurre ulteriormente il divario digitale.  L’Unione Europea ha dato particolare importanza a queste tematiche sia nel campo dell’istruzione, con il Digital Education Plan (2021-2027), sia nel campo delle infrastrutture con le New Initiatives for Digital Infrastructure (2024-), entrambi parte integrante della seconda Agenda Digitale (2020-2030). Tuttavia, attualmente mancano soluzioni politiche adeguate a favorire l’accessibilità economica ai servizi digitali per le famiglie a basso reddito.

Negli Stati Uniti, sono stati intrapresi alcuni tentativi a livello federale e statale per affrontare questa problematica. A livello federale, programmi come l’Emergency Broadband Benefit e l’Affordable Connectivity Program sono stati introdotti per incrementare l’accesso a Internet. Tuttavia, le prime valutazioni indicano un basso tasso di adesione e un conseguente impatto limitato sulla riduzione del divario d’accesso ad Internet. Gli interventi a livello statale, invece, non sono ancora stati oggetto di valutazioni approfondite.

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